
La Presidente di LAIGA, Libera Associazione Italiana Ginecologi non obiettori per l’Applicazione della 194/78, che raggruppa anche i ginecologi ospedalieri non obiettori, è intervenuta a un convegno organizzato dalla Deputata Giulia Sportiello, in una sala della Camera dei Deputati, per avvisare le persone incinte dei rischi che corrono nel scegliere un Ospedale qualsiasi e cioè un ospedale con il 100% di ginecologi obiettori.
Iniziamo a descrivere il problema con il racconto breve, di 5 minuti, della giornalista Giorgia Landolfo che racconta la vicenda con epilogo tragico di Valentina Milluzzo. In questo caso non si è trattato di malasanità in quanto tutti i medici sono stati assolti in appello perché il fatto non sussiste.
Dopo questo racconto e i video di due Presidenti di associazioni prestigiose in ambito ginecologico-ospedaliero, analizzeremo la legge che regola l'Interruzione terapeutica di gravidanza ovvero "Aborto terapeutico", ITG, e scopriremo che il caso di Valentina è previsto dalla legge.
Le parole della giornalista Landolfo durante la presentazione del libro alla Camera dei Deputati:
La stampa ha parlato di tragica fatalità. No, Valentina è morta di mancato aborto.
Ora un caso come quello di Milluzzo può sembrare un caso più unico che raro e non inserirsi in un contesto previsto dalla legge ma non è così. Analizziamo la legge sull'aborto che si chiama 194/78, analizziamo l'articolo 6:
Art. 6.Quindi i ginecologi che non consiglino l'aborto prima che la donna sia in grave pericolo di vita, stanno seguendo la lettera della legge. Come dice la ginecologa Canitano nel video che segue, se una donna arriva nel bel mezzo di essere in grave pericolo di vita, è evidente che non tutte si salvano. A mio avviso i ginecologi che hanno seguito Valentina Milluzzo sono stati assolti perché il fatto non sussiste proprio perché la legge sull'aborto prevede l'eventuale decesso.
L'interruzione volontaria della gravidanza, dopo i primi novanta giorni, può essere praticata:
a) quando la gravidanza o il parto comportino un grave pericolo per la vita della donna;
Ora veniamo a qualche opinione più istituzionale e più generale su questo argomento. Vediamo i 7 minuti di intervento della ginecologa Silvana Agatone di LAIGA durante il convegno alla Camera dei Deputati "RIPENSARE LA LEGGE 194 - 23 maggio 2025, ore 15:00 - Sala del Refettorio". Conferenza organizzata dall'Onorevole Giulia Sportiello. LAIGA è una associazione importante, più volte citata nel sito epicentro dell'Istituto superiore di sanità, un braccio Istituzionale della sanità nazionale.
Si noterà che la Presidente ha incentrato tutto il suo intervento sui rischi di scegliere un Ospedale religioso o con il 100% di obiettori per la propria gravidanza. LAIGA ha il polso di tutti gli ospedali italiani in quanto i suoi associati lavorano come ginecologi non obiettori nelle strutture pubbliche.
Kensan.it A rincarare il concetto è intervenuta nella stessa conferenza organizzata alla Camera dei Deputati, Elisabetta Canitano, Presidente dell'associazione "Vita di Donna". In particolare sottolinea il concetto che la legge prevede che la donna in gravidanza con una gestazione problematica possa non farcela, questo è il motivo per cui la discrezionalità del medico è fondamentale per abortire appena si avverte il rischio per la donna. Questo è fatto dai ginecologi non obiettori e dagli Ospedali che non sono religiosi.
Nei due interventi si suggerisce con forza che molte strutture ospedaliere obiettrici eseguono diagnosi prenatali e che i tempi e le modalità di queste diagnosi non collimano con i tempi richiesti dalla legge 194 sull'aborto. Questo perché l'aborto non è contemplato in queste strutture. Eventuali diagnosi infauste per la gravidanza non hanno la tempistica e il livello di chiarezza che si può avere in un Ospedale non religioso che fa seguire la donna da ginecologi non obiettori.
Canitano ne fa un discorso religioso e cioè che la preferenza di questi Ospedali religiosi e di questi ginecologi obiettori va a una donna deceduta piuttosto che macchiata da un aborto. Agatone descrive la scena tagica delle gestanti che arrivano ad un certo punto a capire che l'Ospedale se ne lava le mani della diagnosi che richiede un aborto. Non è dato sapere se la presa di coscienza della donna in gravidanza sia a quel punto tardiva per la sua salute. Per esempio per Valentina Milluzzo è arrivata troppo tardi.
Conclusioni
Occorre evitare gli Ospedali religiosi o quelli che hanno il 100% di ginecologi obiettori. Le diagnosi prenatali non le possono fare gli obiettori e quindi sta alla donna gestante informarsi sulla struttura e sul medico cui si sta rivolgendo. Assicurarsi che i ginecologi che seguono la gravidanza non abbiano remore morali a consigliarci di abortire e che quindi non si arrivi mai alla setticemia perché l'aborto è stato posticipato, come nel caso di Valentina Milluzzo.
I problemi delle gravidanze difficili possono essere tanti ma nei Paesi con restrizioni all'aborto le setticemie materne si sono impennate e come abbiamo visto Valentina è morta proprio per setticemia (infezione) in un ospedale con il 100% di medici obiettori, i quali hanno ritardato l'interruzione di gravidanza fino al punto in cui la vita della donna è messa in pericolo.
Informazione
Con aborto terapeutico, ITG, si intende l'aborto eseguito dopo i 90 giorni di gestazione. Viene eseguito seguendo l'articolo 6 della legge 194, citato più sopra (pericolo di vita della donna). In Veneto sono pubblicati ogni anno, con un ritardo di pochi mesi, i dati delle ITG per settimane di gestazione.
Con i dati ufficiali del Veneto ho costruito una Mappa interattiva con anche le ITG per i 32 Ospedali del Veneto a questo link. Se cliccate sopra una città con il segnaposto comparirà un pop-up contenente la sezione aborto terapeutico: "apri Sezione ITG (dopo i 90 giorni)". Se ci cliccate sopra si apriranno i dati delle interruzioni di gravidanza oltre le 12 settimane e 6 giorni.