Pensione contributiva

Data: 18 nov 2012
ultima modifica: 10 mag 2018

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Elsa ForneroLa ministra del lavoro ha fatto una riforma delle pensioni coraggiosa che ha come obiettivo il riequilibrio tra le generazioni. I giovani precari che lavorano a tratti e che avranno una pensione insufficiente non è giusto forniscano una pensione immeritata ai loro genitori.

Quanto percepisce o prende di pensione Elsa Fornero?

Questo articolo è solo visto da curiosi che vogliono sapere quanto guadagna la Fornero o quanta pensione percepisce o la pensione della Fornero. Tra l'altro la ex Ministra è in pensione solo dal 2018 alla veneranda età di 70 anni e mezzo (è in pensione dal 1° novembre 2018) e prende come pensione solo quella da professoressa universitaria, niente vitalizi. Fonte, fonte, fonte.

Per questo metto subito l'informazione sulla pensione della Fornero, poi parlerò della sua opera come Ministra.

La ex Ministra Fornero ha rinunciato al vitalizio per il suo incarico governativo e adesso si ritrova ad essere un semplice ex professore universitario.

Quando andrà in pensione la Fornero?
Elsa Fornero percepisce la pensione?

Nel 2018 ha l'età e soprattutto ha abbastanza soldi versati all'INPS per andare in pensione (senza il vitalizio e senza la pensione da Ministra). La Fornero non è un deputato o senatore né lo è mai stato. L'età minima per il pensionamento è di 67 anni, la Fornero è nata il 7 maggio del '48 ed è andata in pensione il 1° novembre 2018.

Quanto sarà la pensione della Fornero? La Fornero afferma che non ha voluto sapere a quanti soldi ha rinunciato del vitalizio ma suppone che questa pensione da Ministro sia il doppio della sua futura pensione come professoressa universitaria. Comunque un professore universitario prende molti soldi, circa 3300 euro al mese netti, la pensione è inferiore allo stipendio.

Quindi la ex Ministra ha fatto una riforma che la farà andare in pensione a 70 anni senza il vitalizio da Ministra ma con solo la pensione da professoressa universitaria. Se non avesse fatto la riforma sarebbe andata in pensione molto prima. Evidentemente la riforma delle pensioni non l'ha fatta per avere un ritorno economico.

In difesa di Elsa Fornero.

Elsa Fornero ha fatto una riforma delle pensioni che per la prima volta da tanti anni fa gli interessi dei giovani. Il potere nella nostra società è in mano agli anziani che dispongono dei mezzi di informazione, dei sindacati, dei poteri forti e dispongono del potere politico. Il governo Monti non è stato eletto né dal popolo né dai politici e quindi ha potuto mettere in un dicastero importante una ministra come Elsa Fornero che su indicazione dell'Europa ha fatto una riforma delle pensioni che mira all'equità intergenerazionale.

Il nocciolo del problema è che in Italia la spesa pensionistica è di circa 190 miliardi all'anno di cui una piccola percentuale è di beneficenza pubblica (pensioni di invalidità, ecc) e la gran parte è di previdenza (pensioni di anzianità, di vecchiaia o baby pensioni, reversibilità). Il quantitativo di soldi è ingente, tanto per farmi capire i soldi spesi per le pensioni in 10 anni è pari all'intero debito pubblico che è di 1900 miliardi.

Comunque i pensionati hanno versato i contributi all'INPS o altra cassa per una vita e adesso hanno diritto a godersi la pensione. Giustissimo. Il problema sta qui ovvero quanti soldi i pensionati hanno versato e quanti soldi i pensionati stanno godendo. C'è un buco nel bilancio tra le entrate e le uscite per ogni pensione dei nostri padri: i soldi versati non corrispondono ai soldi goduti.

L'odiato (da parte di molti) ex Ministro Brunetta ha affermato nella trasmissione "Servizio Pubblico" che per ogni due anni di lavoro si paga la pensione per meno di un anno. Secondo questo documento di un esperto pensionistico il lavoratore dipendente versa alle casse dell'INPS circa il 33% della propria retribuzione e i nostri vecchietti sono andati in pensione con il 72% della retribuzione (anno di pensionamento 2010, 65 anni di età e 35 di contributi). I lavoratori autonomi hanno versato il 20% del reddito alle loro casse di previdenza e sono andati in pensione con il 73% del loro ultimo reddito netto.

Non ci vuole molto per capire che i dipendenti si sono pagati la pensione per due terzi mentre un terzo è intascato senza averlo pagato e per quanto riguarda gli autonomi molto, molto meno.

Non voglio tediare con i conteggi, quindi arrivo al punto: chi sta pagando la pensione che gli anziani non si sono pagati?

Evidentemente i giovani. Loro lavorano per pagare sia i loro contributi che la pensione dei loro padri (il terzo che non si sono pagati). Loro si trovano pure a reggere la competitività di questo nostro disgraziato paese, attraverso la precarizzazione del lavoro: lavori un anno e tre mese sei a piedi (se sei bravo).

I giovani riceveranno dallo Stato come pensione quello che sono stati in grado di versare all'INPS e non un euro in più, non come i loro padri. Inoltre riceveranno la pensione se i figli dei giovani attuali pagheranno loro la pensione.

La Fornero, Ministra del lavoro, ha evidentemente visto questo problema. Ai giovani dovrebbe arrivare un sussidio statale quando passano da un lavoro precario all'altro e sono disoccupati. In tutta Europa i giovani hanno dei sostegni governativi ma in Italia no. La soluzione è quella di pagare meno la pensione degli anziani per avere i soldi da dare al giovane precario disoccupato che sta cercando un nuovo lavoro semestrale.

In Europa si fa così e l'Europa ci ha chiesto di adeguarci. Una soluzione alternativa è quella di trovare i soldi altrove per pagare la parte di pensioni non maturate da chi è a riposo e con i soldi risparmiati offrire ai giovani politiche di sostegno ma questo in una epoca in cui c'è un debito da 1900 miliardi da pagare non si può più fare. I soldi servono per pagare il debito e non per darli ai cittadini.

Per questi motivi va la mia ammirazione per il coraggio della dottoressa Fornero e per il suo spirito di uguaglianza tra le generazioni. Poi spero che non sia l'unica operazione equità del governo Monti e che si passi a tassare i beni patrimoniali commerciali della chiesa e si faccia un bel taglio alle spese militari. Già che ci sono mi piacerebbe che l'Europa si riunisse per fare una patrimoniale seria alla francese a livello comunitario, sarebbe molto più giusta degli eurobond.

Aggiornamento 8 ott 2014: Il problema del costo delle pensioni è sempre presente in Italia e ho trovato nuovi dati che possono essere utili a chi cerca una bussola per capire se hanno ragione quelli che dicono che si sono pagati la pensione o quelli che dicono che non se la sono pagata.

Il dato del 2012 è che chi ha 65 anni ha una speranza di vita di 84 anni per il pensionato uomo e di 88 anni per le donne, in media il pensionato 65enne si godrà la pensione per 21 anni. Questi 21 anni saranno passati percependo il 72% dell'ultimo stipendio, quindi saranno intascati un po' più di 15 anni di stipendi da parte del pensionato.

Abbiamo detto che 15 anni di stipendi sono stati intascati ma quanti anni di stipendi sono stati versati? È facile da dire visto che il lavoratore dipendente con anno di pensionamento 2010, 65 anni di età e 35 di contributi, ha versato all'INPS circa il 33% del suo stipendio ovvero 11.5 anni di stipendi versati all'INPS.

15 anni goduti e 11.5 versati fanno una prima differenza di 3.5 anni intascati ingiustamente e che altri hanno pagato agli ex lavoratori dipendenti attuali pensionati. Questa prima differenza di 3.5 anni di stipendi non è poca cosa, se uno o una guadagna 1600 euro al mese fanno 45.5 mensilità per 1600€ ovvero 73 mila euro. (L'esempio è di un operaio metalmeccanico a 65 anni che ha raggiunto il quinto livello)

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Ma non è finita qui in quanto i 11.5 anni di stipendi versati all'INPS sono stipendi bassi senza gli aumenti di fine carriera, senza gli aumenti di livello. Invece lo stipendio massimo si ha a fine vita lavorativa quando magari uno che guadagnava 1200 euro si ritrova prima di andare in pensione con 1600 euro. Quindi andrà in pensione con il 72% dei 1600 euro mentre ha pagato all'INPS il 33% di molti dei 35 anni con lo stipendio da 1200 euro. (L'esempio è di un metalmeccanico con stipendio da primo livello)

Ecco che i 73 mila euro sono solo una parte dei soldi che il pensionato ha intascato senza avere versato. Se la media degli stipendi versati all'INPS è una via di mezzo tra 1200 euro e 1600 (1400€) allora non si sono versati 11.5 anni di stipendi da 1600€ bensì 10 anni di stipendi da 1600 euro. Ecco che i soldi intascati in modo ingiusto salgono a 104 mila euro.

Riassumendo 15 anni di stipendi goduti e 10 anni di stipendi versati fanno un debito del pensionato verso gli altri di 104 mila euro (operaio metalmeccanico). In pratica la pensione è pagata per due terzi mentre un terzo è percepito ingiustamente.

In aggiunta c'è la furbizia italiana per cui gli aumenti di stipendi maggiori non si hanno durante la vita lavorativa del dipendente ma prima di andare in pensione così che i contributi pensionistici sono bassi mentre la pensione è massima.

La domanda è: "Chi paga i 104 mila euro di pensione all'ex operaio metalmeccanico, ora in pensione, che non ha versato all'INPS ma che ha intascato?"

Ecco perché il posto dove occorre tagliare per trovare soldi per la crescita sono le pensioni sia quelle d'oro che quelle d'argento che quelle di bronzo che quelle di ferro. Occorre passare al metodo contributivo per le pensioni esistenti e chiedere all'operaio metalmeccanico ora in pensione una parte dei centomila euro che intasca indebitamente. Per esempio si potrebbero ridurre le tredicesime di tutti i pensionati salvando solo le pensioni da 500 euro.

Per ipotesi un taglio della tredicesima del 50% del pensionato ex operaio porterebbe alla restituzione di un quarto dei centomila euro se fosse retroattiva altrimenti meno di un quarto.
L'abolizione totale della tredicesima dell'operaio metalmeccanico ora in pensione porterebbe alla restituzione di metà dei centomila euro se fosse retroattiva altrimenti meno.

Aggiornamento 10 ott 2014: La Professoressa Fornero ha gentilmente risposto a un mio contatto di stima nei suoi confronti e del suo lavoro da Ministra che ha riguardato la riforma del sistema pensionistico. Mi ha segnalato la parte sconosciuta della sua opera che riguarda la riforma del lavoro "con molti punti buoni sui quali peraltro sarebbe stato necessario lavorare. " Il lungo articolo scritto per la riforma del lavoro è a questo link. Il titolo del documento è Reforming labor markets: reflections of an economist who (unexpectedly) became the Italian Minister of Labor, "La riforma del mercato del lavoro:  riflessioni di una economista che (inaspettatamente) diventa il Ministro del dicastero del lavoro".

Il testo non tratta solo della riforma del mercato del lavoro ma tocca il rapporto tra l'ex Ministro e quello che è stato possibile fare, parla delle aspettative della Fornero, delle impossibilità e ne analizza le circostanze. Fa anche una analisi politica su quello che è stata la riforma delle pensioni per la gente e per i politici e sull'effettiva o meno incisività della riforma che potrebbe essere controriformata ma non è stato questo il caso.

Avendo letto una parte delle riflessioni della Fornero mi sembra di capire che ci sono state delle condizioni eccezionali che hanno permesso per un breve tempo un'opera fatta da tecnici impattante sullo status quo degli italiani che da decenni si attendeva ma che non c'era nessuna possibilità di attuare in condizioni "normali". Se avessi capito bene allora questa è anche la mia idea generale ovvero che in Italia non cambia mai nulla.

Aggiornamento 4 apr 2015: L'INPS sta pubblicando delle interessanti note informative sulle varie categorie di pensionati nell'ambito dell'iniziativa "Inps a porte aperte" e sta comparando le pensioni percepite con le pensioni basate sul metodo contributivo ovvero con i soldi versati dal lavoratore all'INPS. Sono stati presi in esame i pensionati ferrovieri andati in pensione dal 2000 al 2014 ed è risultato che:
  • il 36% dei pensionati gode di un importo tra il 20% e il 30% superiore a quanto gli spetterebbe,
  • il 33% ha importi superiori tra lo 0% e il 20%,
  • il 19% di uno superiore tra il 30% e il 40%,
  • l’8% ha importi superiori per oltre il 40%,
  • il 2% ha importi inferiori per meno del 10%,
  • solo il 2% ha importi inferiori di più del 10% rispetto a quanto avrebbe ottenuto con il metodo contributivo.
Sommando i numeri si viene al 63% dei ferrovieri che prendono soldi di pensione oltre il 20% rispetto a quanto hanno versato nelle casse dell'INPS. Per fare un esempio di cosa significa il 20% diciamo che se un ferroviere prende 1600 euro di pensione netta significa che sta prendendo 267 euro netti che non gli spettano secondo il metodo contributivo.

Il 96% dei pensionati ferrovieri prende più soldi di quanto versato. Il 4% prende meno soldi di quanto versato.

Aggiornamento 10 mag 2018: Quanto percepisce o prende di pensione Elsa Fornero? La ex Ministra Fornero ha rinunciato al vitalizio per il suo incarico governativo e adesso si ritrova ad essere un semplice professore universitario. Quando andrà in pensione la Fornero? Lei stessa afferma che è andata in pensione il primo novembre e quindi nel 2018 ha l'età e soprattutto ha abbastanza soldi versati per andare in pensione (senza il vitalizio).

Quanto sarà la pensione della Fornero? La Fornero afferma che avrebbe potuto andare in pensione 5 anni fa al termine della sua esperienza governativa con il doppio della sua attuale pensione ma ha preferito rinunciare ai soldi e continuare il suo lavoro come professoressa aspettando 5 anni prima di andare in pensione. Comunque un professore universitario prende molti soldi, circa 3300 euro al mese netti. La Fornero è in pensione dal 1° novembre 2018. Una legge fatta una decina di anni fa obbliga i professori ordinari ad andare in pensione al massimo a 70 anni. Fonte, fonte, fonte.

Quindi la ex Ministra ha fatto una riforma che la farà andare in pensione a 70 anni senza il vitalizio ma con solo la pensione da professoressa universitaria. Se non avesse fatto la riforma sarebbe andata in pensione molto prima. Evidentemente la riforma delle pensioni non l'ha fatta per avere un ritorno economico.

La figlia della Fornero è calunniata in Internet per il fatto falso di essere andata in pensione a 39 anni. Silvia Deaglio, la figlia, è una ricercatrice di livello internazionale e la calunnia è fatta da tre siti internet: Corriere della Pera, Mafia Capitale, Il Fato quotidiano, Il Fatto dal web e Gazzetta della Sera. Le smentite si trovano in diversi giornali on line. Silvia Deaglio continua il suo lavoro prestigioso di ricercatrice affermata e non è in pensione.

Silvia Deaglio è una ricercatrice nell'ambito della medicina mentre la mamma è esperta nell'ambito dell'economia. Silvia ha 130 pubblicazioni in cui compare il suo nome tra chi ha svolto la ricerca, ogni una di queste pubblicazioni è peer reviewed, quindi è controllata e verificata da scienziati esperti del campo, ogni una è pubblicata su riviste internazionali prestigiose. Le pubblicazioni si riferiscono dall'anno 1996 all'anno 2016. Questa la lista delle pubblicazioni. L'ultimo lavoro del 2016 è stato pubblicato su Leukemia e intitolato "Mutations in NOTCH1 PEST-domain orchestrate CCL19-driven homing of Chronic Lymphocytic Leukemia cells by modulating the tumor suppressor gene DUSP22.".


la foto di Elsa Fornero è di Niccolò Caranti - CC, by, sa, 3.0



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Questo articolo è stato commentato 14 volte.

Ultimo commento inserito da kensan venerdì 24 luglio con il titolo: x E quelli che prima della pensione.

Commento:

In effetti questa è una ingiustizia ma dal punto di vista dello Stato ovvero degli altri cittadini quelli che non usufruiscono della pensione pagano la pensione a quelli che vivono il doppio degli anni rispetto agli anni che gli spettano per i contributi versati.



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Data: 18 nov 2012
modifica: 10 mag 2018
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