ℒe impronte digitali sono qualche cosa che lasciamo dappertutto ma
quasi nessuno si preoccupa di copiarle e di inserirle in un grande
archivio. Adesso con i nuovi sistemi informatici cominciano a comparire
dei dispositivi di massa che potenzialmente creano un archivio mondiale
delle impronte digitali.
Degli hacker del Chaos Computer Club, originari della Germania, hanno realizzato una prova sperimentale per fare credere a un telefono intelligente, uno smartphone, che l'impronta creata in laboratorio è una impronta vera. I ragazzi hacker del CCC hanno preso da un bicchiere l'impronta della vittima, l'hanno fotografata e immessa in un PC e poi l'hanno stampata su carta con il toner nero in forte rilievo. Come ultima fase hanno usato la stampa dell'impronta come calco versandoci sopra del latte vinilico e hanno ottenuto una pellicola con l'impronta digitale impressa.
Immaginiamo quello che avverrà senza ombra di dubbio tra pochissimi anni ovvero ci saranno nazioni che avranno a disposizione nei loro archivi centinaia di milioni di impronte che possono essere trasformate in impronte sul luogo del delitto con questo economico sistema mostrato dagli hacker.
Immaginiamo pure una perdita di dati un po' come succede sempre quando ci sono archivi giganteschi: un criminale potrebbe approfittarne per incolpare un sospettabile al posto suo e così farla franca.
Sono scenari affascinanti anche perché non tarderà il giorno in cui anche le impronte digitali saranno considerate dagli esperti come indizi e non come prove. Sarà questione di tempo il giorno in cui emergerà la prima falsificazione delle impronte e da lì in poi avremo una possibilità in meno per incastrare il colpevole.
Quello di usare l'impronta è un metodo comodo per essere usato al posto della password ma che mette nelle mani di altri non solo la nostra identità digitale ma pure quella reale come l'impronta digitale. Il furto dell'identità reale è un sistema per rendere ricattabili chi si ostina a non desistere. Un sistema per diffamare se non per incriminare.
Comunque sono dell'opinione che chi non si vuole esporre non ha niente da temere da queste nuove archiviazioni di massa, a patto però che si trovi sempre dal "lato giusto del bastone". La domanda può essere "o con me o contro di me". Se è la mafia a fare la domanda è bene essere mafiosi, se è lo Stato a fare la domanda è bene essere cittadini ben integrati nel nostro sistema. La parola d'ordine è "non esporsi" e fare da zerbino al potente di turno in questo modo non si ha nulla da nascondere e gli archivi di dati sul nostro conto non saranno usati contro di noi.
Link al testo in inglese del CCC, Chaos Computer Club, che ha mostrato come eludere il sistema di riconoscimento dell'impronta digitale per sbloccare il telefono della Apple.
Degli hacker del Chaos Computer Club, originari della Germania, hanno realizzato una prova sperimentale per fare credere a un telefono intelligente, uno smartphone, che l'impronta creata in laboratorio è una impronta vera. I ragazzi hacker del CCC hanno preso da un bicchiere l'impronta della vittima, l'hanno fotografata e immessa in un PC e poi l'hanno stampata su carta con il toner nero in forte rilievo. Come ultima fase hanno usato la stampa dell'impronta come calco versandoci sopra del latte vinilico e hanno ottenuto una pellicola con l'impronta digitale impressa.
Immaginiamo quello che avverrà senza ombra di dubbio tra pochissimi anni ovvero ci saranno nazioni che avranno a disposizione nei loro archivi centinaia di milioni di impronte che possono essere trasformate in impronte sul luogo del delitto con questo economico sistema mostrato dagli hacker.
Immaginiamo pure una perdita di dati un po' come succede sempre quando ci sono archivi giganteschi: un criminale potrebbe approfittarne per incolpare un sospettabile al posto suo e così farla franca.
Sono scenari affascinanti anche perché non tarderà il giorno in cui anche le impronte digitali saranno considerate dagli esperti come indizi e non come prove. Sarà questione di tempo il giorno in cui emergerà la prima falsificazione delle impronte e da lì in poi avremo una possibilità in meno per incastrare il colpevole.
Kensan.it
Il primo dispositivo elettronico a memorizzare le nostre impronte è stato un prodotto della Apple: l'iPhone 5S, che è uno smartphone che le usa per sbloccare il dispositivo. Questo prodotto è di larghissima diffusione e l'azienda afferma che le impronte digitali non saranno usate per altro uso che quello di sbloccare l'iPhone. I dubbi sono molteplici dopo che il dissidente Edward Snowden ha mostrato quanto poco affidabili siano le compagnie americane e di come inevitabilmente finiscano negli archivi della NSA (National Security Agency, le spie USA) tutti i dati presenti nei telefonini.Quello di usare l'impronta è un metodo comodo per essere usato al posto della password ma che mette nelle mani di altri non solo la nostra identità digitale ma pure quella reale come l'impronta digitale. Il furto dell'identità reale è un sistema per rendere ricattabili chi si ostina a non desistere. Un sistema per diffamare se non per incriminare.
Comunque sono dell'opinione che chi non si vuole esporre non ha niente da temere da queste nuove archiviazioni di massa, a patto però che si trovi sempre dal "lato giusto del bastone". La domanda può essere "o con me o contro di me". Se è la mafia a fare la domanda è bene essere mafiosi, se è lo Stato a fare la domanda è bene essere cittadini ben integrati nel nostro sistema. La parola d'ordine è "non esporsi" e fare da zerbino al potente di turno in questo modo non si ha nulla da nascondere e gli archivi di dati sul nostro conto non saranno usati contro di noi.
Link al testo in inglese del CCC, Chaos Computer Club, che ha mostrato come eludere il sistema di riconoscimento dell'impronta digitale per sbloccare il telefono della Apple.