Il petrolio sta finendo

Data: 17 giu 2005
ultima modifica: 8 nov 2018

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𝒬uando finirà il petrolio?
  • Dal 1999 al 2005 il prezzo del greggio è salito oltre il 300%: da 18 dollari al barile a 58 dollari.
  • L'International Energy Agency colloca  il picco di produzione massima  nel 2030, i pessimisti nel 2010. Si parla del picco di Hubbert ottenuto secondo i metodi scientifici del geofisico, già verificati nel caso della produzione petrolifera americana.
  • L'india (1 miliardo di persone) e la Cina (1,3 miliardi) incrementano di anno in anno il proprio consumo di materie prime tra cui il petrolio, questo perché stanno diventando forti produttori di manufatti e grossi consumatori di energia.
  • Stiamo viaggiando a livello mondiale con un consumo di barili pari a circa 28 miliardi annui con incrementi del 2.5% annuo.
  • I nuovi giacimenti scoperti sono da diversi anni pari a circa 1/4 del petrolio consumato, quindi le riserve diminuiscono con una velocità annuale pari ai 3/4 di 28 miliardi di barili cioè di circa 21 miliardi di barili all'anno.
  • Le riserve globali sono dichiarate pari a 1.100 miliardi di barili ma in base a questi numeri i paesi OPEC decidono le quote di produzione del greggio e capita che un paese alzi improvvisamente le sue riserve e a ruota seguono gli altri per mantenere l'equilibrio. I TG sulla base di questi numeri dichiarati fanno rimbalzare la notizia che il petrolio finirà tra moltissimi anni, in realtà finirà molto prima.
È probabile che la produzione massima si abbia tra il 2005 e il 2015 e che l'entrata in scena di paesi che contano come 1/3 della popolazione mondiale, abbia portato a uno squilibrio tra la domanda e l'offerta con il prezzo del greggio che di anno in anno aumenta sempre di più. In pratica la Cina e l'India hanno portato a fare sentire sulle nostre tasche il picco di Hubbert molti anni prima dei tempi stimati.

L'ASPO studia i problemi legati al massimo nella produzione di petrolio e gas liquidi, la stima del picco è prevista per il 2010.

I Futures del greggio (light crude, qualità di petrolio di riferimento in America) parlano di prezzi molto oltre i 50 dollari al barile fino al 2010-2012. C'è da attendersi che il petrolio sia destinato ad essere sempre più caro in modo strutturale, indipendentemente da guerre locali come il caso dell'Iraq o le destabilizzazioni di singoli stati produttori di petrolio. Questo è quello che le autorità energetiche e finanziarie danno per assodato.

Fornisco alcuni dati per tenere traccia della situazione economica al variare del prezzo del greggio. Ogni 10 dollari di aumento del petrolio il Commissario europeo all'economia ha sostenuto che il PIL (Prodotto Interno Lordo) diminuisce dello 0.5%. Attualmente (2004) l'area euro ha un PIL sull'1%, un rozzo ragionamento porta a prevedere che sui 60-80 dollari al barile l'intera Europa sarà in recessione.

Sarebbe bene pensare a strutturare le nostre economie in modo indipendente dal greggio almeno nei comparti economicamente strategici, inoltre ci sono scelte ovvie che solo la politica può incentivare.
  • Pensare di alimentare l'intera nostra agricoltura meccanizzata a biodiesel ricavato dalla colza e dal girasole è strategico.
  • Incrementare l'energia elettrica derivante da fonte eolica fino al 30% come ha intenzione di fare la Germania, è strategico.
  • Incentivare e obbligare tutte le nuove costruzioni a predisporre pannelli solari per l'acqua calda.
  • Trasformare il maggior numero possibile di caldaie per il riscaldamento in motori che principalmente riscaldano le case e secondariamente producono elettricità da immettere in rete (micro-co-generazione).
  • Passare dal trasporto su gomma alle rotaie.
Ovviamente i miei suggerimenti sono realtà in Germania e in diversi altri paesi, quindi non sono utopie ma comportamenti dettati dal buon senso e da una anima verde del popolo e dei suoi rappresentanti politici.

La guerra in Iraq e molti altri comportamenti "bullisti" in giro per il mondo potrebbero essere evitati se l'oro nero è meno indispensabile. Noi italiani abbiamo i soldati sopra un giacimento ancora vergine a Nassiria (Nassiriya), in Iraq. Secondo l'agenzia giornalistica ANSA i nostri soldati sono sopra 1.9 miliardi di barili di petrolio che fanno ai prezzi attuali (60$/b) un bottino di guerra pari a 114 miliardi di dollari. Forse un pannello solare sopra le nostre case avrebbe eletto altre persone in parlamento e avrebbe reso meno indispensabile un presidio violento per il greggio che serva a fare acqua calda.

Aggiornamento 15 mag 2010: Per qualche motivo questo vecchissimo testo del 2005 riceve circa 20 letture al giorno da parte dei navigatori. Ho scritto molti testi sul tema petrolio e mi sono pure stancato di mostrare al mondo che abbiamo un problema. Voglio però segnalare la lettera aperta di ASPO Italia (l'associazione che studia il problema del picco del petrolio) che è stata mandata a molte istituzioni pubbliche, la lettera inizia così:
Egregio Sig. Presidente,
Ci permettiamo di sottoporre alla Sua considerazione la presente comunicazione, con l'obiettivo di contribuire al quadro conoscitivo nel settore energetico, che costituisce materia concorrente tra Stato, Regioni ed Enti Locali.

LA DISPONIBILITÀ DI PETROLIO A BASSO COSTO È IN DECLINO

ecc, ecc.
Nota: nella lettera aperta di ASPO si fa presente che l'IEA (il cane da guardia degli interessi petroliferi dei paesi più potenti) stima il picco del petrolio tra 18 mesi mentre in questo mio testo del 2005 affermo che l'IEA (l'agenzia Internazionale per l'Energia) stima il picco nel 2030. Non ci sono contraddizioni in queste due affermazioni semplicemente perché l'Agenzia si è ravveduta e ha cambiato i numeri che offriva agli Stati e ai mass media (giornali e televisioni) portandoli agli stessi valori di quelli calcolati dall'ASPO.

Kensan.it


Aggiornamento 20 nov 2010: Sto pensando di riscrivere questo testo da zero ma intanto faccio notare che l'IEA, l'agenzia internazionale dell'energia che sta a guardia degli interessi occidentali che riguardano il petrolio, ha mostrato un interessante grafico nell'ultimo suo outlook, quello 2010:

Grafico IEA outlook 2010 sulla produzione petrolifera futura

L'IEA prende in considerazione vari scenari in uno di questi, chiamato New Policies Scenario, mostra che il picco del petrolio convenzionale è stato nel 2006. Nel grafico è indicato in blu ed è costituito dal petrolio prodotto dai campi petroliferi attuali.

Il petrolio ancora da scoprire o i campi petroliferi ancora da sviluppare sono indicati con il colore grigio e celeste. È quello che gli scettici chiamano speranza nel futuro, si spera che si scoprirà e che si svilupperà. Fino ad ora, invece, si è estratto di più dai campi esistenti e le nuove scoperte sono sempre di meno e poco importanti, per il futuro il mantra è scoprire del nuovo petrolio e sviluppare nuovi campi petroliferi in modo massiccio, anzi enorme.

Su cosa sono basate queste previsioni? Il Report non da alcuna indicazione sul perché nel futuro le scoperte aumenteranno. Gli scettici affermano che gli economisti hanno fissato un tasso di incremento del PIL mondiale pari a uno o due punti percentuali all'anno per cui il petrolio si deve adeguare.

Il grafico ha infatti una chiara linea retta che separa la speranza di trovare nuovo petrolio (celeste+grigio) dal petrolio NGL e da quello non convenzionale (viola+giallo).

Se la speranza non si tramutasse in realtà, come è più probabile, e il nuovo petrolio scoperto di anno in anno sarà quello solito, allora il picco del petrolio si è avuto intorno agli anni 2006 e già tra cinque anni il consumo mondiale di petrolio calerà di 10 milioni di barili, come mostrato dal grafico.

Aggiornamento 19 mar 2016: In questa interessante telenovelas del petrolio su cui basiamo la nostra civiltà si è aggiunto un nuovo tipo di petrolio che si chiama petrolio di scisto o shale oil cioè ottenuto da fratturazione idraulica o fracking del sottosuolo. È quello che nel grafico qui sopra è annoverato tra i petroli non convenzionali. Tali tipi di oro nero hanno il difetto di costare di più del petrolio convenzionale per cui molto sotto una certa cifra (70-80 $ al barile?) non è conveniente estrarlo.

Fino a un anno fa lo shale oil dominava la produzione con circa 10 milioni di barili al giorno, quasi tutti di produzione a stelle e strisce. Poi l'Arabia Saudita e i paesi OPEC a seguito hanno cambiato strategia e si sono messi a vendere in un mercato depresso per la crisi mondiale più petrolio (convenzionale e di ottima qualità) del solito buttando giù i prezzi per eccesso di offerta e mancanza di domanda. Questo ha comportato l'uscita dal mercato del petrolio da scisto USA che non regge prezzi normali ma vuole solo prezzi alti.

consumo mondiale di petrolio

I fallimenti delle compagnie americane sono tanti e forse l'Arabia Saudita aspetta la completa debacle del settore per poi ridurre la produzione. Lo shale oil USA è calato a 5 milioni di barili a febbraio 2016, quindi gli arabi potrebbero essere a metà del loro lavoro.

C'è l'incognita Iran che è appena uscita da un regime di sanzioni occidentali e per cui si prospetta un radioso futuro da grande produttore di petrolio convenzionale che avrà un impatto sicuro sui prezzi. L'Iran vuole ritornare ai suoi soliti 4 milioni di barili al giorno e quindi qualcun altro dovrà tagliare o avremmo ancora prezzi depressi per la felicità dei consumatori.

Come si vede dal grafico la produzione mondiale di petrolio è aumentata anche nel periodo di crisi mondiale: in tre anni siamo passati da 90.5 Mb/d a 97.2 Mb/d con un incremento assoluto di 6.7 milioni di barili al giorno e di uno relativo medio del 2.4% annuo, quindi in linea con gli incrementi di questo secolo.

Come già detto la novità è il petrolio di scisto che sicuramente rifarà la propria comparsa prima o poi con prezzi più alti dell'oro nero.

Aggiornamento 8 nov 2018: Dopo molti anni aggiorno questo articolo con un nuovo grafico tratto da qui:

Grafico del petrolio convenzionale e non convenzionale

Si vede in grigio la produzione del petrolio convenzionale fino al 2014, non sono disponibili dati più recenti. Si nota che da circa il 2005 la produzione convenzionale è costante e intorno ai 72 milioni di barili al giorno. Quel che è aumentata è la produzione non convenzionale che ha prezzi decisamente più alti al barile ma il mercato richiede più petrolio ed è disposto a pagare. Comunque si nota anche che il grosso del petrolio prodotto è quello convenzionale. Le previsioni sono che il petrolio convenzionale dopo il plateau cominci a calare ed esponga la nostra economia ai prezzi alti del petrolio non convenzionale e al più basso EROEI di questo petrolio.



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Questo articolo è stato commentato 16 volte.

Ultimo commento inserito da kensan venerdì 8 aprile con il titolo: aggiungo.

Commento:

Aggiungo una domanda per lei: Fino a a che prezzo è disposto a pagare per un pieno di benzina? Certo dipende da quanto fanno pagare le carote al supermercato e dipende anche da quanti soldi guadagna al mese ma quel prezzo che lei non è disposto a pagare un pieno di benzina è anche il tempo in cui il petrolio è finito.



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Data: 17 giu 2005
modifica: 8 nov 2018
argomento: Petrolio, articoli: Il cibo fatto col petrolio (La rivoluzione verde), Il Petrolio (secondo aggiornamento), Il Petrolio (terzo aggiornamento), L'idrogeno, «rivoluzione» sulla carta , Il Petrolio (quarto aggiornamento), Crisi del petrolio (assalto ai forni), Canali energetici

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