La dichiarazione di Thiruvananthapuram
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Brevetti di software

La battaglia contro i brevetti di software è un momento di svolta, dal vecchio modello di diritto, fondato sull'appropriazione esclusiva dei beni immateriali, verso un nuovo paradigma.

È ancora una battaglia difensiva, di resistenza di fronte all'incalzare di quanti vogliono ampliare l'idea dell'appropriazione esclusiva dei beni immateriali. Una battaglia da vincere assolutamente per iniziare la costruzione di una società della conoscenza libera.

L'Europa è chiamata a breve ad una scelta di campo: il 6 luglio si dibatterà nel Parlamento Europeo della direttiva sulla brevettabilità delle invenzioni attuate mediante programmi informatici. (Attualmente i brevetti software sono stati affossati dall'Europarlamento con un maggioranza quasi totale, la Commissione non presenterà più alcuna proposta di direttiva)

Anche in India si è tentato di imporre la brevettabilità dei software, ma l'efficace azione dei movimenti locali ha evitato questo pericolo.


La dichiarazione di Thiruvananthapuram

I brevetti di software sono solo un elemento del problema più vasto: che modello adottare per le leggi che hanno a che fare con beni immateriali?

Le conclusioni dei lavori del convegno sono precise sul punto. Ci vogliono leggi che favoriscano l'altruismo e disincentivino scelte egoistiche. Che incentivino l'inclusione e la partecipazione invece dell'esclusione. Leggi che favoriscano la condivisione. Leggi che diano prevalenza al bene pubblico rispetto all'interesse privato. Leggi che favoriscano la diversità culturale rispetto all'omologazione. Che diano preferenza ai valori della libertà, del rispetto dell'uomo, della cooperazione.

Questo chiede la Thiruvananthapuram Declaration.

Thiru-v-anantha-puram è il nome tripartito della capitale del Kerala (che noi occidentali abbiamo semplificato in Trivandrum, forse per incapacità di pronunciare il bellissimo nome di questa città) e significa “la città del sacro Dio serpente – Anantha. Il Dio Vishnu è spesso rappresentato mentre riposa adagiato su questo grosso serpente.

Il convegno di Thiruvananthapuram mette a nudo una contrapposizione “ideologica” tra due diversi modi di intendere la realtà.

Da una parte chi crede fideisticamente nell'appropriazione esclusiva e nel mercato come via sicura per garantire lo sviluppo, dall'altra la gente che condivide i valori espressi nella Thiruvananthapuram Declaration, consapevole che di qui parte la strada non solo per garantire sviluppo e giustizia nella società.

Oltre alla vicenda dei brevetti di software, la criminalizzazione del “file sharing”, le vicende dei farmaci salvavita, degli OGM ed il tema della biodiversità sono alcuni esempi di questa tensione crescente.


Fondamenti giuridici d'un nuovo diritto

Il diritto d'autore e dei brevetti vigente non solo è inefficiente da un punto di vista economico, ma viola anche i principi del diritto internazionale.

Il rispetto di questi principi, alla luce dei cambiamenti tecnologici intervenuti e del profondo cambiamento di contesto che ha prodotto la rivoluzione digitale e delle reti (un vero cambiamento di paradigma) impone una profonda revisione del diritto d'autore e dei brevetti.

Infatti, mentre l'art. 27 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani (DUDU) al secondo comma stabilisce che “ogni individuo ha diritto alla protezione degli interessi morali e materiali che gli spettano in ragione delle produzioni scientifiche, letterarie ed artistiche delle quali sia autore”, al primo comma recita: “ogni individuo ha diritto a
partecipare liberamente alla vita culturale della comunità, a godere delle arti ed a partecipare del progresso scientifico ed ai benefici che da questo risultino
”.

Importanti organi internazionali hanno evidenziato la necessità di rivedere il sistema giuridico del diritto d'autore e dei brevetti alla luce dei Diritti Umani sotto vari aspetti: la Sotto-Commissione sui Diritti Umani dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite sui Diritti Umani con le Risoluzioni 2000/7 e 2000/21; il Comitato sui Diritti Economici, Sociali e Culturali con la dichiarazione sui Diritti Umani e proprietà intellettuale (E/C.12/2001/15).

La protezione dei diritti materiali e morali dell'autore può essere conseguita con modalità diverse che l'attribuzione all'autore di diritti talmente esclusivi da impedire alla comunità di godere dell'opera creativa realizzata.

Il rispetto dei diritti umani impone di costruire un diritto d'autore e dei brevetti che tenga conto del complesso dei diritti umani (tenendo conto d'un equo contemperamento dei principi dell'art. 27, tanto del I quinto del II comma, ma anche di tutte le altre disposizioni sull'educazione, diritto d'informazione ecc.).

Peraltro, solo una parte delle norme sul diritto d'autore e dei brevetti attualmente vigenti possono avere dignità di diritto umano (e meritano quindi una considerazione sullo stesso piano degli altri diritti umani): quelle che si riferiscono al creatore/individuo. Le norme che tutelano le imprese che fanno commercio dei diritti degli autori o tout court le norme che attribuiscono diritti alle imprese sono sottoposte ad un vaglio di conformità con i diritti umani: le imprese non sono esseri umani e quindi non sono titolari di diritti umani.

Mentre si costruisce la nuova società della conoscenza, il focus sui diritti umani è quindi una chiave fondamentale per risolvere le tensioni e costruire un nuovo diritto che non limiti le libertà individuali e soddisfi le aspettative delle generazioni future. Un diritto che incentiva la creatività e l'innovazione, tutela i diritti fondamentali e remunera equamente i creatori.
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Sandro kensan

kensan.it Geek&Hacker site Owner, 11 lug 2005