Cultura Occidentale

Data: 21 feb 2004


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𝒰na signora diabetica si è trovata nella difficile condizione di dover decidere tra la perdita di un piede per amputazione e la morte fisica: ha scelto la morte fisica, si celebreranno in questi giorni i funerali. Il dramma della signora merita rispetto ma tra cambiare se stessa e conservare se stessa nella prospettiva di una vita di qualche mese, ha scelto la seconda in piene autonomia e capacità di pensiero.

È interessante esaminare le notizie date dai giornali che riportano l'opinione di eminenti medici e politici in vista. Da parte dell'autorità giudiziaria è stato chiesto un TSO - Trattamento Sanitario Obbligatorio, i politici si sono prodigati a chiedere che cambiasse idea, la stampa ha fatto illazioni riguardo le sue stramberie, il suo credo particolare, il disordine nella sua vita.

La magistratura ha tentato di risolvere il problema con le cattive chiedendo una perizia psichiatrica sulla signora e cercando la strada di una amputazione del piede fatta con la forza e la violenza. Di seguito i politici hanno inviato lettere per chiederle di cambiare idea, usando la loro "autorità" per fare passare quello che la magistratura non è riuscita a fare. Ovviamente si tratta di un "Sistema" che non soddisfaceva e forse spaventava la signora che ha preferito la morte. Il "Sistema" a cui mi riferisco è allargabile alla nostra cultura locale e più in generale alla cultura occidentale.

Altrettanto ovviamente se ci fosse stata una possibilità che la paziente diabetica potesse cambiare idea, è sparita dopo il tentativo di TSO.

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I medici parlano di una sconfitta della loro missione di salvaguardare la vita. Questo "credo" medico occidentale è piuttosto comico e in effetti tra tra salvarsi la vita e salvare la propria mente la signora ha preferito la seconda scelta. Ma non solo, tutta la filosofia orientale e la medicina orientale e incentrata nell'integrazione tra spirito e corpo, la scissione tipicamente occidentale non esiste e provoca drammi come nel caso in oggetto. Un po' tutti ne paghiamo le conseguenze e i casi che la cronaca riporta sono solo la punta dell'iceberg.

A ben vedere una unità mente corpo che permeasse la nostra società avrebbe dato sicuramente una base emotiva, almeno a livello culturale,  alla signora per affrontare una amputazione. Se anche non si vuole cogliere l'importanza dell'integrazione col corpo, occorre ricordare altre amputazioni di capacità accettate comunemente nella nostra società. Si considera normale avere un carattere immutabile, questo si traduce in un oscuramento delle capacità relazionali che ci permetterebbero di uscire dai nostri limiti che a volte non ci consentono di lasciare pezzi di noi e dei nostri affetti al loro destino.

La direzione della nostra cultura va invece verso scissioni e amputazioni e i medici, i politici, come "migliori" rappresentanti di questa società, e un po' tutti noi, abbiamo provveduto fin da piccoli a eliminare il supporto emotivo al nostro corpo che diventa così impropriamente teatro di bulimie, anoressie, obesità, gastriti e che viene trattato a suon di diete, antiacidi, tranquillanti, antidepressivi e TSO - trattamento sanitario obbligatorio.

È una mia opinione che un buon supporto emotivo al corpo abbia come conseguenza pure un più sereno rapporto con la morte: l'amputazione finale. In concreto le religioni, le filosofie e le culture orientali hanno con la terminazione della vita una rapporto esprimibile e non censoreo e innominabile come in occidente.



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Data: 21 feb 2004
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argomento: Opinioni, articoli: La ricerca umiliata all'Enea (di Carlo Rubbia)

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